Da inguaribile ottimista quale sono, l’ultima cosa a cui
penso quando parto è che in viaggio possa succedermi chissà che, e quindi il
massimo di prevenzione sanitaria che mi concedo sono un pacchettino di cerotti.
Quest’anno sembrava che il mio ottimismo fosse stato
premiato, erano gli ultimi giorni a Bangkok, e mi aspettava a breve un aereo
per Hong Kong, dove avrei dovuto girare le ultime immagini per il fashionfilm.
Erano quindi previsti giorni vari di feste, uscite, nonché chiaramente l’ultima
tappa al chatuchak. E invece… una sera vado con un collega al Terminal 21, e ci
sediamo a mangiare in uno dei tanti ristorantini della foodcourt, dove avevamo
già mangiato un sacco di volte. Ordino un ramen. Un ramen, capite? Un brodino
giapponese con tagliatelle, miso e una fettina di carne per dare un po’ di
sapore. Dopo giorni di cibi speziati, frutta mangiata per strada e litrate di
latte di cocco. Un semplicissimo ramen. E niente, mi sono presa
un’intossicazione alimentare. Ora non so se sono io, ma per me
un’intossicazione alimentare non è sto male un paio di giorni e poi finisce lì.
No. E’ una vera tragedia. Dopo una notte d’inferno, la mattina, in preda ai
deliri della febbre e della disidratazione, mi hanno portata in ospedale
(ironia della sorte, il giorno prima un mio amico mi aveva detto che dovevamo
andare a farci un giro “perché gli ospedali di Bangkok sono molto belli”… se non
è una gufata questa) e lì mi hanno fatto tutti gli esami possibili e
immaginabili, per assicurarsi che non fosse nulla di grave. Dopo qualche ora,
mi hanno rispedita a casa con una scorta decennale di medicinali, e sono
rimasta chiusa in camera d’albergo a mangiare esclusivamente riso in bianco per
quattro giorni (ammetto di essermi fatta una foto sul lettino d’ospedale con
tanto di flebo da mandare a vari amici e parenti, ma credo che ve la
risparmierò…).
Tutto questo per dirvi, viva l’ottimismo e la spensieratezza
sempre e comunque, ma magari portatevi dietro qualche pastiglietta in più, e
fatevi un’assicurazione sanitaria prima di partire (non avevo fatto neanche
quella…). Mannaggia a me che non ascolto mai la nonna…
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