Un piccolo fagotto in spalla, con dentro giusto l’essenziale, e via, in giro per il mondo. Questo era il mio ideale di vita a sei anni. Ora ho qualche anno in più, ma l’idea è rimasta: l’idea del viaggio come scoperta, avventura e libertà. Così, da qualche annetto, ho iniziato a prendere i primi aerei, e ad atterrare in posti lontani, nuovi e meravigliosi. Finita l’università, grazie al mio lavoro e alle strane coincidenze della vita, i viaggi sono diventati sempre più numerosi e sempre più lunghi. E spesso, dall’altra parte del mondo, mi ha aiutato molto leggere le esperienze di chi era passato di là prima di me.

E allora eccomi qui, a raccontarvi le mie piccole avventure, per darvi qualche consiglio, e per cercare di “contaminarvi” col mio entusiasmo e convincervi che vale davvero la pena, di salire su quell’aereo.

venerdì 28 novembre 2014

PER GLI AMANTI DEL SUSHI



Cari amanti del sushi, ho ottime notizie per voi: a Bangkok troverete pane per i vostri denti. In particolare sono due i posti che vi consiglio.
Uno si chiama IN THE MOOD FOR LOVE (e per dirla tutta, è il mio secondo posto preferito dopo il seafood di chinatown).


Il locale è un gioiellino e il sushi pure. Ma dimenticate chinatown: qui spenderete più o meno come in un locale europeo. Da non perdere il Katerpillar!


Posto numero due: SUSHIHERO. Si dice il miglior sushi di Bangkok, e non a torto. Mai mangiato un sushi così buono, e il sashimi di salmone si scioglie in bocca. Il locale è quasi sempre pieno e conviene prenotare, se non volete aspettare per il tavolo; bellissimo il banco cucina a vista, con l’esposizione del pesce del giorno (pare che qualche volta si riesca a trovare anche il pesce palla) e un via vai di cuochi provenienti da tutto il mondo. Piccolo particolare: costa veramente tanto. Ma controllate su internet: in alcuni giorni della settimana trovate delle promozioni e degli sconti che lo rendono decisamente più abbordabile.


IL PAD THAI
E’ in assoluto il piatto thai più conosciuto e lo trovate un po’ dappertutto; ma anche qui, si dice che il migliore sia quello che si mangia da THIPSAMAI, in Maha Chai road. Non è stato facilissimo arrivarci: il taxista si è fermato almeno quattro volte a chiedere indicazioni a gente per strada, e ha fatto anche un paio di telefonate (non si sa bene a chi) per chiedere delucidazioni. Molto spesso, prima di sedersi c’è un po’ di fila da fare; ma ne vale la pena, e comunque il servizio è velocissimo. Del resto, non si può dire che ci sia l’imbarazzo della scelta in quanto a menù, che consiste in due tipi di pad thai, uno classico e uno servito dentro una specie di frittata molto sottile. 


Da provare l’aranciata, fatta da loro. Non immaginatevi però una cena all’italiana: c’è sempre gente in piedi che aspetta, quindi arrivi, ti siedi, mangi e te ne vai, senza troppi convenevoli. Anche se gode di una certa fama infatti, questo posto ha conservato la sua autenticità ed è frequentato soprattutto da gente del posto; questo vuol anche dire che vi alzerete avendo pagato un conto di circa tre-quattro euro. 


PER I NOSTALGICI
Ebbene sì, si sa che ad un certo punto arriva quel momento, il momento in cui ti viene voglia di pasta. E di pizza. Voglia che molto spesso ci spinge ad entrare nel primo sedicente ristorante italiano, che ci lascia sempre, inesorabilmente, insoddisfatti. Se siete in uno di quei giorni, ho il posto perfetto per voi. Sto parlando della pizzeria al taglio- tavola calda Pala Pizza Bangkok, che trovate alla base del centro commerciale Terminal 21 (fermata dello skytrain Asok). Il proprietario è romano e fa arrivare tutti gli ingredienti dall’Italia. Deliziosi anche i dolci, in particolare il tiramisù.











mercoledì 26 novembre 2014

MANGIARE A BANGKOK: STREETFOOD



Ci siamo. Finalmente è arrivato il momento di parlare di cibo. Dico così perché ci sono dei posti che mi piacciono talmente tanto, non solo per la cucina in se ma anche per l’atmosfera che si respira, che quando arrivo a Bangkok non vedo l’ora di andarci, e solo quando mi siedo al tavolo e ordino, posso dire, sì, eccomi, sono arrivata. Credo che assaggiare i piatti tradizionali sia un aspetto fondamentale della conoscenza di una cultura, quindi di solito mi butto abbastanza nella scelta, e cerco di assaggiare un po’ di tutto.
Facciamo una piccola premessa: molto raramente ho mangiato nei banchetti per strada, a meno che qualcuno dei miei colleghi che conosce molto bene la città me lo consigliasse espressamente. Potete andare in genere tranquilli sui succhi (quello al melograno è una meraviglia) e sulla frutta (da provare il mangosten, buonissimo e anche molto bello da vedere, tanto che in Thailandia lo chiamano “la regina della frutta”). Altra cosa che non potete assolutamente perdervi sono i banchetti che fanno il gelato al cocco, e lo servono direttamente nel guscio, spesso con sopra una granella di arachidi e qualche volta dei grossi fagioli dolci di colore giallo. E’ semplicemente strepitoso.



Per il resto, io personalmente non mi sono mai spinta oltre, non per chissà quale motivo, ma perché non ho proprio quello che si dice uno stomaco di ferro, e naturalmente spesso in questi banchetti per strada non si bada eccessivamente all’igiene (quantomeno per quelli che sono i nostri canoni). Ma conosco diverse persone che mangiano tranquillamente senza avere alcun problema, lì sta un po’ a voi (e ai vostri anticorpi) decidere.

SEAFOOD CHINATOWN
In assoluto il mio posto preferito! Quando arrivo a Bangkok non me lo chiedono neanche più: sanno tutti che la prima sera si andrà a mangiare lì. Non so darvi un indirizzo preciso, ma basta che saliate su di un taxi o tuk-tuk qualunque e diciate seafood chinatown, e sanno tutti esattamente dove portarvi. Vi faranno scendere all’incrocio tra due vie, in pieno quartiere cinese, con le sue luci al neon colorate, e vi ritroverete di fronte due banchetti, uno rosso e uno verde, simili a quelli che si vedono per strada ma un po’ più grandi e quasi sempre decisamente affollati. Io ho sempre mangiato in quello rosso, perché dopo che mi hanno portata lì la prima volta gli ho giurato eterna fedeltà, ma credo che quello verde sia più o meno la stessa cosa.


Come dicevo, si tratta di un grande banchetto: da un lato c’è un tavolone che espone il pesce, granchi enormi, gamberoni, grosse conchiglie, con la brace a cielo aperto; di fianco, una manciata di tavolini in alluminio sbilenchi arroccati sul marciapiede sempre pieni di gente. Arrivi e ti siedi su questi sgabellini instabili (può succedere che non ci siano tavoli liberi, e che quindi vi sediate a mangiare con perfetti sconosciuti), e aspetti finchè passa qualcuno a lasciare i menù.


I menù sembrano degli album di figurine: c’è giusto il nome del piatto, gli ingredienti devi cercare di capirli dalla foto. E li beh, potete sbizzarrirvi: il pesce è buonissimo e c’è tantissima scelta (e qualunque cosa mangiate, granchi gamberi pescioni, a fine pasto molto difficilmente il conto supererà l’equivalente di 20 euro). Fate solo attenzione perché calcano parecchio la mano col piccante, ma basta un semplice “not spicy” per evitare di farvi incendiare la bocca. Vi consiglio in particolare il riso al granchio, dei conchiglioni tipo capesante (lo so è un po’ generico, ma in realtà non ho nemmeno io idea di che molluschi siano, li riconosco solo dalla foto) e il morning glory (delle verdure croccanti con una salsina a base di aglio letale, ma è trooopppo buonaaaaa!!!).


A fine pasto, la chicca: dato che di solito si finisce con le mani completamente unte, ti portano un secchiello con acqua e limone dove sciacquarti le dita, ma….non sempre hai la fortuna che il tuo sia il primo tavolo in cui passa lo stesso secchiello.









giovedì 20 novembre 2014

MUOVERSI A BANGKOK: SOTTOTERRA, PER ARIA E SU TRE RUOTE


A Bangkok trovate sia la metropolitana che lo skytrain, che corre tra i grattacieli su binari sopraelevati. Il primo impatto con le mappe delle varie fermate è abbastanza traumatico, ma niente paura, al massimo sbagliate un paio di volte la direzione (parlo per esperienza personale).


Lo skytrain è davvero bello, molto futuristico, occhio però perché calcano un po’ la mano con l’aria condizionata, per i freddolosi, portatevi dietro una maglia. Ah e soprattutto TENETE IL BIGLIETTO perché vi servirà per uscire dalle stazioni! Altrimenti ci sono i taxi, e qui apriamo una piccola parentesi. Rispetto ai nostri taxi, costano davvero pochissimo, e per pochissimo intendo che magari fate mezz’ora di viaggio e pagate l’equivalente di tre euro. Ma primo dovete sempre chiedere ai tassisti di accendere il taximeter, spesso con una certa insistenza (altrimenti fanno loro i prezzi e li duplicano se non triplicano, o se proprio si rifiutano contrattate il prezzo che vi propongono); secondo tenete presente che c’è davvero tanto traffico, nel senso, pensate alla vostra idea di tanto traffico e moltiplicatela per quattro. Il rischio è di imbattersi in sfiancanti code di ore e ore, quindi se avete orari particolari da rispettare e decidete di prendere il taxi, vi conviene partire con un bel po’ di anticipo.

TUK TUK TUK TUK TUK
E poi, beh, ci sono i mitici TUK-TUK. Come descriverli… sono una sorta di incrocio tra un’ape car e una motoretta, su tre ruote, colorati e decisamente instabili. Sicuramente vi verrà offerto più di un passaggio. E’ vero è un po’ pericoloso, perché guidano in modo decisamente spericolato, e la corsa costa di più di quella di un taxi, ma io vi consiglio di provarlo almeno una volta.
La prima volta che ci sono salita era sera e c’era parecchio traffico, i sedili erano minuscoli, e il tuk-tuk era tappezzato di luci colorate.


Mi ricordo che appena è partito ho capito subito che le possibilità di non arrivare del tutto incolume alla meta erano parecchie, ma contemporaneamente sfrecciare tra le macchine, essere sballottolata e sentire il vento caldo di Bangkok tra i capelli era davvero divertente, e quindi ho iniziato a ridere, con quella risata un po’ isterica a metà tra il divertimento e la paura. Non so per quale strano motivo il conducente ha interpretato la mia risata come un invito ad accelerare, e quindi più ridevo, più lui rideva, e più andava veloce, e avanti così, e io un po’ per lo spavento e un po’ per l’adrenalina non riuscivo più a fermarmi…è stato quando il tuk-tuk ha impennato e per poco non ci rovesciamo in mezzo alla strada che ho capito che era il momento di smettere di ridere. Le altre volte è andata decisamente meglio, niente impennate, al massimo qualche curva su due ruote, ma davvero, non potete andarvene da Bangkok senza esservi fatti almeno un giretto.

lunedì 17 novembre 2014

L’ALBA AL LUMPINI PARK



Fine serata. Io e i miei colleghi usciamo dall’ultima discoteca verso le sei, c’è già un po’ di luce fuori e diversamente dal solito fa addirittura freschetto! E’ una di quelle sere che anche se è tardi e sei sfinito, non hai voglia di andare a casa. Ed è lì che qualcuno propone di andare al Lumpini Park. Saltiamo su un tuk-tuk e dopo aver attraversato una Bangkok quasi deserta, arriviamo all’ingresso di questo grandissimo parco in mezzo alla città. Appena scesa dal tuk tuk come prima cosa mi siedo su una panchina e cerco di togliermi le scarpe; affrontare una serata lunga con i tacchi 12 non è davvero una buona idea, più che altro perché col caldo i piedi gonfiano e acquistano le dimensioni di due cotechini. Risultato: due persone per piede tirano le scarpe come dei disperati cercando di sfilarle, mentre io mi aggrappo alla panca cercando di fare resistenza. Quando finalmente riusciamo nell’impresa, a piedi nudi e con le scarpe legate alla cintura, ci addentriamo nel parco.


Sembra di essere in un film. Ovunque, sull’erba all’ombra degli alberi, ci sono persone di tutte le età che praticano arti marziali. Chi con i ventagli, chi con i bastoni, chi con delle bellissime spade;  silenziosi, indossando i tradizionali kimoni colorati, creano figure bellissime e simulano combattimenti così aggraziati che somigliano più a una danza, che non a una lotta. L’atmosfera è davvero magica. Ad un certo punto, tutto intorno a noi si ferma. Gli altoparlanti diffondono una preghiera in onore del Re, e per tutta la sua durata chiunque si trovi nel parco in quel momento si immobilizza e rimane lì, fermo, a pregare, per poi ricominciare la propria attività quando gli altoparlanti tacciono. Continuando la passeggiata, arriviamo vicino ad un piccolo laghetto, e ci rendiamo conto che le persone intorno a noi, alcune su un marciapiede, altre sull’erba, altre ancora più avanti sulla strada, si muovono all’unisono. Saranno circa un centinaio di persone che, nel silenzio più totale, praticano arti marziali figurate, eseguendo tutti gli stessi movimenti, lenti e perfetti. E’ davvero emozionante, così tanto che non resisto alla tentazione e mi avvicino per rubare qualche immagine.
 
 
Credo che sia davvero stato uno dei momenti più particolari che ho vissuto in questa città, e che ricordo con più trasporto. Vale davvero la pena di mettervi una sveglia presto al mattino e fare un giro al Lumpini. Vi lascerà senza parole.


DOVE DORMIRE (CON E SENZA SCARAFAGGI)
Bangkok offre di tutto: da alberghi super lussuosi (sono stata una volta al mitico Lebua, l’hotel di Una notte da Leoni, dove credo di aver fatto la colazione più buona della mia vita), a sistemazioni molto economiche (come gli ostelli di Kao Sao road, meta privilegiata dai backpackers). Se vi orientate su soluzioni super economiche, vi consiglio comunque di avere non troppo lontano una fermata di skytrain o metro, e di tenere presente che le condizioni igieniche potrebbero non essere, diciamo, il massimo (soprattutto se non siete grandi amanti degli scarafaggi). In ogni caso, quando dovete prenotare, fate un salto su www.agoda.com, trovate tantissime offerte.




venerdì 14 novembre 2014

CHATUCHAK MARKET


E arriviamo finalmente al posto che amo di più a Bangkok in assoluto. Il mitico, inimitabile mercato Chatuchak. Nessuno sa davvero quante bancarelle ci siano, i più ottimisti parlano di 10.000. Ripeto, 10.000 bancarelle. Un vero e proprio labirinto dove trovi qualunque cosa possa venirti in mente. C’è ogni week-end e ci si arriva comodamente con la metro. Quando vengo a Bangkok, compro solo ed esclusivamente qui. A parte il fatto che i prezzi sono i più bassi che abbia visto (e la regola d’oro al Chatuchiak è contrattarecontrattarecontrattare), si trovano delle cose davvero particolari: ci sono tantissimi artigiani da tutto il mondo che propongono le loro creazioni, spesso pezzi unici e originali. Capisco che parlare di un mercato di 10.000 bancarelle possa scoraggiare i più (sarà il motivo per cui ogni volta che chiedo a qualcuno di venire con me non ricevo risposte del tutto entusiastiche…), e devo ammettere che c’è sempre tantissima gente e fa davvero caldo. Ma rispetto ai grandi centri commerciali e ad altri mercati dove sono stata, assapori un pochino della vera Thailandia: ci sono tanti thailandesi che vendono e comprano, e non è assolutamente costruito a misura di turista. Oltretutto il mercato è molto ben organizzato, suddiviso in aree a seconda della merce venduta, e un po’ dappertutto distribuiscono le cartine con la mappa (…io mi ci sono regolarmente persa dentro, ma è anche quello il bello). Si va dai classici abbigliamento (anche vintage), borse, scarpe, creme, saponi; a mobili, stoffe, valigie, artigianato in legno, spezie. Per non parlare dell’area animali. Un’intera zona del mercato è dedicata alla vendita di qualsiasi tipo di animale. Purtroppo, molti sono tenuti in condizioni abbastanza degradanti. Però vale la pena fare un giro. Si passa da cani, gatti e conigli, a serpenti, scorpioni, grilli e vermi; e poi ancora pesci tropicali, mini-aragoste, polli, pulcini, maiali e cinghiali, pappagalli e roditori di tutti i tipi. Girando tra le bancarelle, mi è capitato di imbattermi in un pappagallo giallo e azzurro inseguito dal proprietario, e in un cinghiale enorme che scavava tra la ghiaia cercando qualche briciola da mangiare.

Non male anche il mercato notturno Suan Lum Night Bazaar, dove si arriva con un apposito traghetto che parte da Saphan Taxin (uno dei moli principali). Rispetto al Chatuchak market è un po’ più “finto” e costoso, ma molto carino.

Altro mercato davvero bello (anche se di nuovo, meta molto turistica) è il floating market, il mercato galleggiante.


Vale la pena andarci non tanto per fare acquisti, ma perché è molto particolare, colorato e affascinante; dal mercato partono dei piccoli tour sulle barchette di legno che ti portano nei canali più interni, dove sulle sponde, tra la fitta vegetazione e le palme, si intravedono le casette di un villaggio e donne che lavano i panni nelle acque torbide del fiume.






lunedì 10 novembre 2014

THAILANDIA - BANGKOK


21 Luglio 2014, si parte. Devo andare in Thailandia a girare due fashionfilms tra luglio e agosto. Approfittando dell’occasione e dell’estate, mi organizzo per rimanere un po’ laggiù e fare un bel giro. Le tappe saranno, oltre a Bangkok, Koh Phangan, Phuket, il Vietnam e Hong Kong. Non ho davvero idea di quello che mi aspetta…a parte Bangkok, dove sono già stata due volte, sono posti che non ho mai visto, e non guardo nemmeno troppe foto su google, voglio che sia tutto una sorpresa e una scoperta. Sipartesipartesiparte!!!!

Ed eccomi di nuovo a Bangkok,per la terza volta. Anche se posso dire di conoscerla già un pochino ormai, ogni volta che arrivo l’impatto è davvero forte. Anzitutto il viaggio è bello pesantuccio. Di solito volo con Emirates, che offre un servizio fantastico. Gli aerei sono enormi, se sei fortunato viaggi con quello a due piani che è ancora più grande e comodo. Occhio alla tovaglietta che le bellissime hostess vi porgono prima del decollo, sono BOLLENTI, io la prima volta non lo sapevo e per poco non mi ustiono la faccia. Si fa uno scalo più o meno lungo all’aeroporto di Dubai (super lussuoso), e poi si riparte alla volta di Bangkok. Durante il volo vi daranno da compilare il visto di ingresso (gratuito se la permanenza non supera i 30 giorni), quindi tenete sotto mano passaporto, indirizzo dell’albergo dove pernotterete, dati del volo e, soprattutto, una penna funzionante. Sembrano banalità, ma vi assicuro non è così: durante l’ultimo volo non solo ho strappato per sbaglio il foglio del visto, ma non contenta l’ho comunque compilato con una penna che perdeva litri di inchiostro. Risultato: chiazze blu ovunque (faccia, mani, vestiti) e grande ilarità tra i presenti. Ah, e ovviamente, quando mi sono presentata col visto a brandelli ai controlli in aeroporto, me ne hanno dato uno nuovo da compilare e mi hanno rispedita in fondo alla fila (preparatevi a lunghe attese sia per il controllo passaporti sia per le procedure del visto di ingresso). E quando finalmente hai finito le code, il bagaglio (toccando ferro) è arrivato, ed esci dall’aeroporto-frigorifero, ecco che arriva. L’impatto con l’aria di Bangkok. E’ caldissima e avvolgente, così spessa che ti sembra di poterla toccare con le mani. Dall’aeroporto parte un trenino che porta in città, è molto comodo e soprattutto vi permette di evitare il traffico di Bangkok ( in confronto, il traffico di Roma è una barzelletta). Altrimenti, se siete troppo cotti dal volo, fuori dall’aeroporto trovate il servizio taxi.Quando arrivo è sera, salgo sul taxi sfinita e rimango col naso incollato al finestrino ad osservare le luci della città. Grattacieli, strade, enormi cartelloni pubblicitari a perdita d’occhio...inizia l’avventura.
Questa città per me è anzitutto vita. Le strade brulicano di vita: gente che va e che viene, tanti turisti, macchine, taxi, motorini, ma a differenza di altre città così affollate, non ho una sensazione di frenesia. C’è confusione, certo, ma è un luogo dove trovano spazio i ritmi di vita più diversi. Le strade sono piene di banchetti, dove persone del luogo cucinano a tutte le ore del giorno. Chi frigge uova, chi prepara pad thai, chi arrostisce pollo e anatre, chi vende frutta e succhi, buonissimi quelli di melograno, fatti sul momento; seduto sotto un albero, c’è un tizio che tiene una specie di mini-squalo in una bacinella. Scendendo dall’albergo ogni mattina, vengo investita da fumi, odori, e caldo, caldo bollente. Qualsiasi ora sia, la città è già sveglia, molto prima di te. 


Un’altra cosa davvero impressionante è l’impatto visivo della città, che potrei definire a strati. C’è la strada con i suoi fumi e suoi banchetti, sovrastata da binari sopraelevati dove corre lo skytrain, e ancora camminamenti sopraelevati per chi si sposta a piedi, e ancora più su i grattacieli. I pali ai lati delle strade sostengono spessi fasci di fili elettrici a vista, che creano delle sorte di ragnatele nere. I primi momenti li passo così, con gli occhi spalancati ad osservare tutto e tutti.


LET’S GOOOO
Anzitutto, permettetemi un piccolo consiglio della nonna: prima di partire per i vari giri e giretti, FATE COLAZIONE. Questo se non volete avere la spiacevole sensazione di strisciare  ansimanti da una parte all’altra della città. Ho avuto la geniale idea i primi due giorni di scendermene trulla trulla dall’albergo a stomaco vuoto; a momenti svengo prima di raggiungere il primo 7Eleven (e si parla di appena 300 metri…). I 7Eleven sono minimarket che costellano le strade, dove trovi davvero di tutto, aperti a qualsiasi ora del giorno e della notte; ormai quando vado e so che devo stare tutto il giorno in giro, insieme alla crew con cui lavoro, faccio tappa al primo 7Eleven che incontro e trangugio ogni sorta di bevanda ultravitaminica (provate quella di Aloe vera).
E’ una città tutta da vedere. Tra le tante attrazioni turistiche, quelle che ho visitato sono in particolare il Wat Pho, ovvero il tempio del Buddha Sdraiato, il What Phra Khaeo, meglio conosciuto come il tempio del Buddha di Smeraldo, e il Grande Palazzo Reale. Posti meravigliosi, cercate di avere un comportamento e un abbigliamento consoni all’importanza religiosa e culturale che questi luoghi rappresentano, in particolare le donne non possono entrare al Palazzo Reale a gambe scoperte, e per entrare nei templi fanno togliere le scarpe, quindi il mio consiglio è di evitare troppi lacci e laccetti (io ci sono andata con le All Star…). La religione è un fattore centrale della cultura thai, i thailandesi sono molto devoti, oltre ai grandi templi le strade sono cosparse di piccoli templietti dove spesso è possibile vedere qualcuno che prega, e molti dei banchetti  vendono bracciali e collane di fiori intrecciati a mano da offrire in voto. Un giorno passando su una delle camminate sopraelevate, ho visto un bagliore dorato in mezzo al caos sottostante e una folla intenta a bruciare incenso e offrire voti: si tratta dell’ Erawan Shrine, un piccolo templio che sorge in un angolo tra due strade trafficatissime, molto popolare e conosciuto, tanto da essere il tempio più visitato della Thailandia, con più di un milione di visitatori al giorno.


Ed è anche questo il bello di Bangkok: grattacieli pazzeschi, modernissimi, strade rumorose e piene di macchine, smog, e poi improvvisamente, ad un incrocio qualunque, un templio costellato di pietre dorate, il profumo di incenso, persone inginocchiate in preghiera, e la sensazione di essere catapultati in un’altra dimensione.
A parte i siti turistici più conosciuti, vale la pena perdersi nei vari quartieri della città. Meravigliosi il quartiere cinese e quello indiano; più moderno ed “europeo” quello che si estende intorno alla fermata dello skytrain Sukhumvit.

I CENTRI COMMERCIALI DI BANGKOK
Viaggiando per lavoro, ho anche maturato una certa esperienza in fatto di centri commerciali. Qui bisogna aprire una parentesi: perché i centri commerciali di Bangkok non sono come i nostri centri commerciali. Sono grandissimi, lussuosissimi, iper tecnologici, curati in ogni minimo particolare. La prima volta che sono entrata in un bagno sono rimasta due minuti buoni a guardarmi intorno a bocca aperta. Per nominarne alcuni: il Terminal 21, dove ogni piano è dedicato ad una città, il Siam Paragon, dove ho mangiato i bignè più buoni (e più grandi) della mia vita, l’ MBK, più popolare, ottimo per comprare borse, scarpe e tecnologia a prezzi molto bassi.

 

La cosa interessante è che non sono solo luoghi nati per lo shopping, ma sono veri e propri centri di vita cittadina: all’interno ogni giorno trovi fiere, convegni, installazioni artistiche, cinema, se non veri e propri spettacoli con tanto di balletti e cantanti con folle di fans impazzite al seguito. Non è strano quindi che qualcuno ti dia appuntamento ad un centro commerciale, per un incontro di lavoro o per una cena tra amici; mi hanno fatto osservare la quantità di gruppi di giovani studenti, in divisa, che passano qui i loro pomeriggi, con i nasi schiacciati sulle vetrine e un the di Starbucks tra le mani. 

 

E torniamo di nuovo alle contraddizioni della città, questa volta più oscure. Ostentazione del lusso, vetrine scintillanti, immagine di benessere e perfezione; e fuori, banchetti per strada, gente che dorme sui marciapiedi, infestati da topi e scarafaggi. Retorica? Non credo. Non quando è tutto lì sotto i tuoi occhi.