21 Luglio 2014, si parte. Devo andare in Thailandia a girare
due fashionfilms tra luglio e agosto. Approfittando dell’occasione e
dell’estate, mi organizzo per rimanere un po’ laggiù e fare un bel giro. Le
tappe saranno, oltre a Bangkok, Koh Phangan, Phuket, il Vietnam e Hong Kong.
Non ho davvero idea di quello che mi aspetta…a parte Bangkok, dove sono già
stata due volte, sono posti che non ho mai visto, e non guardo nemmeno troppe
foto su google, voglio che sia tutto una sorpresa e una scoperta. Sipartesipartesiparte!!!!
Ed eccomi di nuovo a Bangkok,per la terza volta. Anche se posso dire di conoscerla già un pochino ormai, ogni volta che
arrivo l’impatto è davvero forte. Anzitutto il viaggio è bello pesantuccio. Di
solito volo con Emirates, che offre un servizio fantastico. Gli aerei sono
enormi, se sei fortunato viaggi con quello a due piani che è ancora più grande
e comodo. Occhio alla tovaglietta che le bellissime hostess vi porgono prima
del decollo, sono BOLLENTI, io la prima volta non lo sapevo e per poco non mi
ustiono la faccia.
Si fa uno scalo più o meno lungo all’aeroporto di Dubai (super lussuoso), e poi
si riparte alla volta di Bangkok. Durante il volo vi daranno da compilare il
visto di ingresso (gratuito se la permanenza non supera i 30 giorni), quindi
tenete sotto mano passaporto, indirizzo dell’albergo dove pernotterete, dati
del volo e, soprattutto, una penna funzionante. Sembrano banalità, ma vi
assicuro non è così: durante l’ultimo volo non solo ho strappato per sbaglio il
foglio del visto, ma non contenta l’ho comunque compilato con una penna che
perdeva litri di inchiostro. Risultato: chiazze blu ovunque (faccia, mani,
vestiti) e grande ilarità tra i presenti. Ah, e ovviamente, quando mi sono
presentata col visto a brandelli ai controlli in aeroporto, me ne hanno dato
uno nuovo da compilare e mi hanno rispedita in fondo alla fila (preparatevi a
lunghe attese sia per il controllo passaporti sia per le procedure del visto di
ingresso). E quando finalmente hai finito le code, il bagaglio
(toccando ferro) è arrivato, ed esci dall’aeroporto-frigorifero, ecco che
arriva. L’impatto con l’aria di Bangkok. E’ caldissima e avvolgente, così
spessa che ti sembra di poterla toccare con le mani. Dall’aeroporto parte un
trenino che porta in città, è molto comodo e soprattutto vi permette di evitare
il traffico di Bangkok ( in confronto, il traffico di Roma è una barzelletta).
Altrimenti, se siete troppo cotti dal volo, fuori dall’aeroporto trovate il
servizio taxi.Quando arrivo è sera, salgo sul taxi sfinita e rimango col
naso incollato al finestrino ad osservare le luci della città. Grattacieli,
strade, enormi cartelloni pubblicitari a perdita d’occhio...inizia l’avventura.
Questa città per me è anzitutto vita. Le strade brulicano di
vita: gente che va e che viene, tanti turisti, macchine, taxi, motorini, ma a
differenza di altre città così affollate, non ho una sensazione di frenesia.
C’è confusione, certo, ma è un luogo dove trovano spazio i ritmi di vita più
diversi. Le strade sono piene di banchetti, dove persone del luogo cucinano a
tutte le ore del giorno. Chi frigge uova, chi prepara pad thai, chi arrostisce
pollo e anatre, chi vende frutta e succhi, buonissimi quelli di melograno,
fatti sul momento; seduto sotto un albero, c’è un tizio che tiene una specie di
mini-squalo in una bacinella. Scendendo dall’albergo ogni mattina, vengo
investita da fumi, odori, e caldo, caldo bollente. Qualsiasi ora sia, la città
è già sveglia, molto prima di te.
Un’altra cosa davvero impressionante è l’impatto visivo
della città, che potrei definire a strati. C’è la strada con i suoi fumi e suoi
banchetti, sovrastata da binari sopraelevati dove corre lo skytrain, e ancora
camminamenti sopraelevati per chi si sposta a piedi, e ancora più su i
grattacieli. I pali ai lati delle strade sostengono spessi fasci di fili
elettrici a vista, che creano delle sorte di ragnatele nere. I primi momenti li passo così, con gli occhi spalancati ad
osservare tutto e tutti.
LET’S GOOOO
Anzitutto, permettetemi un piccolo consiglio della nonna: prima
di partire per i vari giri e giretti, FATE COLAZIONE. Questo se non volete
avere la spiacevole sensazione di strisciare ansimanti da una parte all’altra della città.
Ho avuto la geniale idea i primi due giorni di scendermene trulla trulla
dall’albergo a stomaco vuoto; a momenti svengo prima di raggiungere il primo
7Eleven (e si parla di appena 300 metri…). I 7Eleven sono minimarket che
costellano le strade, dove trovi davvero di tutto, aperti a qualsiasi ora del
giorno e della notte; ormai quando vado e so che devo stare tutto il giorno in
giro, insieme alla crew con cui lavoro, faccio tappa al primo 7Eleven che
incontro e trangugio ogni sorta di bevanda ultravitaminica (provate quella di
Aloe vera).
E’ una città tutta da vedere. Tra le tante attrazioni
turistiche, quelle che ho visitato sono in particolare il Wat Pho, ovvero il
tempio del Buddha Sdraiato, il What Phra Khaeo, meglio conosciuto come il
tempio del Buddha di Smeraldo, e il Grande Palazzo Reale. Posti meravigliosi,
cercate di avere un comportamento e un abbigliamento consoni all’importanza
religiosa e culturale che questi luoghi rappresentano, in particolare le donne non
possono entrare al Palazzo Reale a gambe scoperte, e per entrare nei templi
fanno togliere le scarpe, quindi il mio consiglio è di evitare troppi lacci e
laccetti (io ci sono andata con le All Star…). La religione è un fattore
centrale della cultura thai, i thailandesi sono molto devoti, oltre ai grandi
templi le strade sono cosparse di piccoli templietti dove spesso è possibile
vedere qualcuno che prega, e molti dei banchetti vendono bracciali e collane di fiori
intrecciati a mano da offrire in voto. Un giorno passando su una delle
camminate sopraelevate, ho visto un bagliore dorato in mezzo al caos
sottostante e una folla intenta a bruciare incenso e offrire voti: si tratta
dell’ Erawan Shrine, un piccolo templio che sorge in un angolo tra due strade
trafficatissime, molto popolare e conosciuto, tanto da essere il tempio più
visitato della Thailandia, con più di un milione di visitatori al giorno.
Ed è anche questo il bello di Bangkok: grattacieli
pazzeschi, modernissimi, strade rumorose e piene di macchine, smog, e poi
improvvisamente, ad un incrocio qualunque, un templio costellato di pietre
dorate, il profumo di incenso, persone inginocchiate in preghiera, e la
sensazione di essere catapultati in un’altra dimensione.
A parte i siti turistici più conosciuti, vale la pena
perdersi nei vari quartieri della città. Meravigliosi il quartiere cinese e
quello indiano; più moderno ed “europeo” quello che si estende intorno alla
fermata dello skytrain Sukhumvit.
I CENTRI COMMERCIALI DI BANGKOK
Viaggiando per lavoro, ho anche maturato una certa
esperienza in fatto di centri commerciali.
Qui bisogna aprire una parentesi: perché i centri commerciali di Bangkok non
sono come i nostri centri commerciali. Sono grandissimi, lussuosissimi, iper
tecnologici, curati in ogni minimo particolare. La prima volta che sono entrata
in un bagno sono rimasta due minuti buoni a guardarmi intorno a bocca aperta.
Per nominarne alcuni: il Terminal 21, dove ogni piano è dedicato ad una città,
il Siam Paragon, dove ho mangiato i bignè più buoni (e più grandi) della mia
vita, l’ MBK, più popolare, ottimo per comprare borse, scarpe e tecnologia a prezzi
molto bassi.
La cosa interessante è che non sono solo luoghi nati per lo
shopping, ma sono veri e propri centri di vita cittadina: all’interno ogni giorno
trovi fiere, convegni, installazioni artistiche, cinema, se non veri e propri
spettacoli con tanto di balletti e cantanti con folle di fans impazzite al
seguito. Non è strano quindi che qualcuno ti dia appuntamento ad un centro
commerciale, per un incontro di lavoro o per una cena tra amici; mi hanno fatto
osservare la quantità di gruppi di giovani studenti, in divisa, che passano qui
i loro pomeriggi, con i nasi schiacciati sulle vetrine e un the di Starbucks
tra le mani.
E torniamo di nuovo alle contraddizioni della città, questa
volta più oscure. Ostentazione del lusso, vetrine scintillanti, immagine di
benessere e perfezione; e fuori, banchetti per strada, gente che dorme sui
marciapiedi, infestati da topi e scarafaggi. Retorica? Non credo. Non quando è
tutto lì sotto i tuoi occhi.